sabato 6 novembre 2010

Tradizioni: il cimitero di Tarata






Come forse avrete già sentito o letto, le festività relative ai defunti in Bolivia sono molto sentite.
La tradizione vuole che i famigliari delle persone che sono venute a mancare, durante il giorno di Tutti i Santi, preparino “la mesa” (la tavola). “Poner la mesa” in gergo significa preparare o cucinare derrate alimentari, solitamente semplici, che piacevano alla persona defunta quando era ancora in vita. Il cibo è composto in prevalenza da pane fatto con forme differenti, ma simboleggianti il trapasso, come ad esempio: la scala, la croce, il morto nella bara. La credenza dice che nel giorno di Tutti i Santi, precisamente alle ore 12:00, le anime tornano a far visita ai propri cari. È un grande piacere per gli spiriti, trovare la propria ex-abitazione o la propria attuale tomba, guarnita con pietanze, alcool, fiori e colori. Il giorno successivo è una ricorrenza altrettanto importante: la festa dei Morti. Durante questa festività, conosciuta in tutto il mondo, in Bolivia si dice che le anime debbano prepararsi per ritornare al riposo (sempre alle ore 12.00), per accomiatarsi serenamente dai propri defunti, i famigliari offrono loro preghiere e musica, ma la “cerimonia”, in questo caso, diventa pubblica. Ecco dunque che case e cimiteri si aprono ad altri famigliari, conoscenti, amici o forestieri.

Le famiglie sono li, vicine alle loro anime, attorno a tavole imbandite, oppure, qualora celebrassero la cosa direttamente al cimitero (e la maggior parte lo fa), vicini a pietre tombali altrettanto imbandite, circondati da ghirlande e fiori. I colori con i quali si decorano le tombe, possono dipendere dall’anima che viene a far visita (adulto, bambino, donna, sposato, ecc.). Le famiglie sono li, con le loro anime, alcuni piangono, alcuni ridono, altri pregano, altri bevono. I colori prevalenti sono il nero, il viola, il rosso; gli aromi che spiccano sono quelli dell’incenso, della cenere, dell’erba secca bruciata, dei fiori più profumati. Le persone che desiderano omaggiare i defunti, ma che non sono famigliari, vanno di casa in casa, o di tomba in tomba, pregando, cantando, suonando. Per le famiglie e, così si dice, per le anime, questa cosa è fondamentale al fine di congedarsi adeguatamente fino al prossimo anno. Spesso sono le famiglie stesse che invitano gli altri a pregare sulle lapidi e questo in cambio delle cose che si trovano sulla “mesa”: cibo, alcool e soldi.
Gruppi di bambini ad esempio, si preparano le preghiere e durante il giorno dei Morti si recano al cimitero; pregano e ricevono cibo e monete per tutto il giorno. Un altro esempio è rappresentato da piccoli gruppi di musicisti, molto richiesti nei cimiteri. Suonano e cantano canzoni adeguate per la ricorrenza, mangiando e bevendo con i famigliari dei defunti.
Il clima è festoso, nonostante la palesata sofferenza di alcuni nuclei famigliari e a volte, l’abuso di bevande alcoliche.
Quando abbiamo saputo che durante questo giorno, nei cimiteri, la presenza di musicisti (uguale di che livello) è molto richiesta, abbiamo pensato che partecipare attivamente alla festività in questione, sarebbe stato un modo per vivere più approfonditamente la celebrazione più importante dell’anno, contribuendo in prima persona alla “despedida” (il saluto fra famiglie e anime). L’amico Christoph, Nicole ed io ci siamo allenati per un paio di giorni con la voce, la chitarra ed il charango (piccolo strumento a corde simile al mandolino o all’ukulele); Henry, Johannes e Ronja (altri volontari), avrebbero fatto presenza, aiutandoci nel canto.
Nella piccola cittadina di Tarata (40 minuti di auto fuori città), la festività dei Morti è famosa in tutto il dipartimento di Cochabamba, molte persone si recano in questa località e il cimitero diventa qualcosa di realmente suggestivo. Noi componenti del gruppo di forestieri, siamo arrivati a Tarata molto presto al mattino, per avere il tempo di far due passi fra le coloniali vie e conoscere qualcosa in più di questo pueblo (letteralmente significa “popolo”), così vengono chiamate le piccole comunità al di fuori città). Verso le dieci del mattino abbiamo fatto il nostro ingresso nel cimitero. Inizialmente avevamo un po’ di paura, pensavamo di non essere accettati, di rappresentare una specie di concorrenza non gradita per altri gruppetti di musicisti (peraltro molto più bravi di noi), di essere visti come curiosi. Queste paure sono svanite dopo cinque minuti, quando la prima signora ci ha chiesto di suonare sulla tomba del padre defunto.
-Cosa suonate?-
-Roba semplice signora, il nostro repertorio è composto da una canzone in spagnolo, una in italiano e una in svedese- Rispondo con tono pacato e cortese.
La signora strabuzza gli occhi per la meraviglia e subito mi rivolge la fatidica domanda.
-Quanto volete?-
-Nulla signora, ci piacerebbe però conoscere la storia del defunto-
-Bene seguitemi-
Dopo quel primo contatto, ci siamo resi conto che non esisteva discriminazione o concorrenza nel cimitero di Tarata. I gringos erano benaccetti ed anzi, la nostra presenza divertiva. Abbiamo suonato praticamente tutto il giorno ininterrottamente (sempre le stesse 3 canzoni: meglio andare sul sicuro che fare figuracce o offendere per la scarsa qualità della musica, ci siam detti); le richieste arrivavano regolarmente e quasi tutte le famiglie ci hanno raccontato qualcosa dei loro defunti, in cambio non abbiamo mai chiesto nulla, ma chiaramente è stato impossibile rifiutare le piccole offerte di pane e chicha (fermentato di mais).

2 commenti:

  1. a todos italianos: los 2 quienes nos han mandado son locos en el mejor dicho. el charanguista (quien esta dispuesto de hacer más cosas buenas/locas)

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  2. curiosità: quali erano le tre canzoni che avete suonato ininterrottamente per tutto il giorno? Iglesias, Abba e Ramazzotti? :-)

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