martedì 26 aprile 2011

L'imprevisto

Ho avuto l’opportunità di riflettere su questo post un martedì sera qualunque, quando, terminata la mia giornata lavorativa ho preso il solito 209 (bus) che mi avrebbe portato direttamente al Parque Lincoln, a due passi da casa.

Quel martedì sera qualunque però l’autista del 209 ha deviato per raggiungere la stazione di servizio più vicina, ed ha cambiato così il suo tragitto; ho dovuto così scendere all’incrocio più sicuro, e riprendere un’altra linea di bus, che mi ha portata sì nel Parque Lincoln, ma esattamente all’estremo opposto. Fortunatamente la stagione delle piogge è praticamente finita ed ho potuto così godermi una bella passeggiata serale, che mi ha portata fino a qui, al punto di discutere il tema degli imprevisti.

Innanzitutto ho pensato che la unica volta che mi è capitato di vivere un imprevisto con la linea della Posta,Bellinzona-Camorino, è accaduto un pomeriggio invernale dell'ormai lontano 2006, quando una nevicata indimenticabile raggiunse numeri davvero straordinari. Quel giorno fui costretta a tornare a casa a piedi.

I pensieri non mi hanno abbandonata e mi sono accorta di come, in fondo, sia bello e seducente vivere gli imprevisti. Rompere con gli schemi. Dimenticarsi gli appuntamenti. Arrivare tardi. Avere una scusa. Lasciarsi dolcemente cogliere dal panico. Trovare nuove soluzioni. Ridere di te stesso.

Gli imprevisti qui capitano praticamente tutti giorni e quando pensi di essere pronto a qualsiasi imprevisto eccone uno nuovo, diverso, innovativo; oggi è stato l’autista del 209 ma numerosi sono gli esempi che si potrebbero raccontare. Quando esci di casa e scopri che c’è uno sciopero, quando arrivi al lavoro e scopri che è saltata l’elettricità in tutto il quartiere, quando sei pronto per iniziare un’attività e sei costretto a rinunciare per un funerale in corso nella tua stessa sede di lavoro, quando nel bel mezzo di un’opera teatrale un bambino entra nella scena per affermare la sua opinione interrompendo il tutto, quando ti fermi per strada perché il maggiolino ha deciso che “per oggi basta”, quando organizzi un fine settimana in un’altra città e scopri che devi rinunciare per un corso di lavoro imperdibile e irrinunciabile (obbligatorio), quando sei costretta a fermarti perché Morales sta passando con tutta la sua scorta.

Sicuramente non posso affermare di essere boliviana, di aver imparato davvero a vivere questa vita…ma altrettanto sicuramente posso affermare che questo popolo indubbiamente mi ha cambiata. Non sono sicura di come tornerò a vivere la mia vita in Ticino, ma sono certa che in questi lunghi mesi ho potuto modificare in meglio parte del mio carattere inquadrato e preciso. (soffocato?)

Rifletto sul significato attribuito in Europa al termine “flessibile” così spesso utilizzato ed abusato in qualsiasi settore lavorativo: cerchiamo un lavoratore flessibile, una persona con caratteristiche flessibili, privilegiamo un carattere flessibile. Ma in fondo mi domando quanto ne sappiamo davvero noi di flessibilità, o per lo meno della flessibilità di cui sto parlando io, di quella prontezza d’animo ad affrontare situazioni nuove, della capacità di non risolvere necessariamente tutti i problemi, della pacatezza del vivere senza farsi sopraffare dagli imprevisti appunto?

Oggi ho potuto passeggiare nel parco e l’ho fatto grazie all’autista del 209; non ho dovuto scegliere ma ho potuto sfruttare una routine spezzata per caso. Quante volte mi capiterà di rompere con la routine in Ticino? Quante volte mi capiterà di imbattermi in un vero imprevisto? E quante di queste volte potrò viverlo serenamente senza farmi sopraffare dal pensiero del tempo o dell’organizzazione?

Approfittando degli ultimi imprevisti vi mando un grande abbraccio.

Nicole

domenica 17 aprile 2011

Duende


Di seguito riporto un breve testo che accompagna la presentazione del “Duende”, nuova opera teatrale interpretata da bambine, bambini e giovani che fanno parte dell’Elenco, gruppo teatrale-circense coordinato dal direttore di “educar es fiesta” Edson Quesada. Lo spettacolo si è presentato con grande successo venerdì 15 e sabato 16 aprile nel circo “El Tapeque” e continuerà fino a fine maggio.



DUENDE
(folletto)

Duende…un personaggio mitico, un personaggio magico, un mistero che vale la pena di vedere!

La storia dell’Infanzia è stata scritta da poco tempo, e la storia dell’Infanzia è la storia di come abbiamo trattato questo periodo della vita, che nessun esser umano ha vissuto da lontano.

Nel 12° secolo, in Europa, quasi non esisteva la differenza fra bambini ed adulti. I bambini indossavano abiti da adulto, i bambini sopravvivevano alla peste e alla violenza, i bambini come tali facevano parte del mondo degli adulti.

Solo di recente, con il cristianesimo, vediamo i bambini sotto un altro aspetto. I bambini come angeli e come demoni; si pensa che l’Infanzia infatti sia una tappa di purezza, però ancora aggrappata al male e per questo l’anima del bambino dev’essere pulita attraverso il rito del battesimo cristiano. Quest’ultimo dev’essere effettuato il più presto possibile affinché il bambino possa crescere da buon cristiano.

Alla fine dell’Ottocento molti bambini (eccetto quelli che facevano parte dell’alta borghesia) lavoravano nelle fabbriche d’Europa insieme agli adulti. I sentimenti di pena e carità verso la condizione dell’Infanzia sono nati solamente dopo la prima Guerra Mondiale, quando migliaia di orfani si ritrovarono a vivere per strada.

Con la Guerra nasce dunque la necessità di protezione dell’Infanzia e dell’attribuzione di diritti a questa categoria, come per esempio il diritto per ogni bambino a non rimanere solo o senza posto dove poter vivere, o il diritto di accedere ad una casa d’accoglienza o orfanotrofio, a una famiglia o un rifugio dove poter crescere serenamente.

Senza dubbio, i vecchi orfanotrofi sono stati un aiuto ma anche una delusione. Erano luoghi dove veniva persa l’identità di ogni bambino, luoghi di molestie, di maltrattamento, luoghi dove si sono commessi i crimini più terribili contro l’Infanzia, nel nome dell’educazione e della bontà.

Il concetto di Diritti dell’Infanzia si è sviluppato a partire dal 1900 circa, iniziando a discutere per esempio il tema del “minore”, termine che non dava forza ai diritti del bambino.

Quanti abusi hanno dovuto subire i bambini delle città e dei centri urbani per essere considerati come persone? Guerre, morti, abbandoni, povertà, abusi, violenze, carcere e anche iper-protezione, il tutto per negare una parte della vita che non rappresenta altro che la libertà…una libertà che neghiamo, educhiamo, addomestichiamo.

La storia europea non è molto lontana dalla nostra realtà.
Con la Conquista, i bambini indigeni facevano anch’essi parte di una colonizzazione piena di violenza e vandalismo, specialmente le bambine, introdotte rapidamente alla schiavitù domestica e spesso anche alla schiavitù sessuale da parte degli spagnoli colonizzatori e dei loro discendenti.

Il “Duende” ha l’obiettivo di recuperare questa storia e di trattare la sua evoluzione fino al mondo di oggi, il mondo così detto moderno, dove i bambini però, nonostante le leggi, non possono ancora godere di una vita dignitosa.
Il “Duende” ci spinge a riflettere e ci interroga sui secoli persi dell’Infanzia.

Il “Duende” è un personaggio mitico, birichino, maligno e alcune volte magico, dolce e misterioso.
Il Duende rappresenta questa Infanzia, che se osservata come parte del miracolo della vita, oggi potrebbe essere scritta in maniera diversa.

Il Duende ci spinge alla riflessione, ma non partendo dalla pena o dalla rabbia, bensì partendo dalla proposta di relazione fra bambini e adulti in forma sincera…loro se lo meritano.