domenica 13 febbraio 2011

Intervista alla Coordinatrice della Fondazione "Estrellas en la Calle"

Inizia qui una relativamente breve serie di interviste, rivolte alle persone che principalmente possono fornire un quadro descrittivo e analitico della situazione che sto vivendo professionalmente. Opinioni dirette e sincere, da parte di chi sulla strada ci lavora, ci passa o ci vive. Iniziando dalla coordinatrice della Fondazione per la quale sto lavorando, arriveremo in seguito a leggere le risposte alle mie domande, di chicos e chicas in situazione di strada e di altri protagonisti di questo tipo di fenomeno sociale.
Buona lettura.

Intervista

Felina-Coordinatrice Fondazione “Estrellas en la Calle”

Focus: quadro generale; campi di intervento; realtà boliviana

1. 1 Generalità?

Mi chiamo Felina e sono laureata in scienze dell’educazione, con specializzazione in tossicodipendenza; in questo ramo ho un’esperienza di 17 anni.

2. 2 Di cosa si occupa la Fondazione in breve?

La Fondazione fa un lavoro di intervento e prevenzione con bambini e adolescenti in situazione di strada o in alto rischio. Per questa attenzione sono stati pensati e attuati diversi progetti: per la prevenzione c’è il progetto Inti K’anchay; per l’attenzione e motivazione in strada ci sono i progetti Coyera, Wiñana e Fenix. Quest’ultimo lavora nel binomio madre-figlio, con nuclei famigliari che hanno o hanno avuto esperienza di strada.

3. 3 Qual è il tuo compito all’Interno della Fondazione?

La coordinazione generale, che implica la supervisione, valutazione e applicazione di tutti i progetti della Fondazione. Mi occupo di monitorare lo sviluppo dei progetti e il modo di lavorare del personale incaricato.

4. 4 Da quanto tempo lavori con persone in situazione di strada?

17 anni.

5. 5 Cosa pensi di questo lavoro?

È un lavoro difficile e completamente di servizio, nel senso che devi essere consapevole che molto gratificante non sarà mai. Devi dare più di quello che ricevi. Bisogna avere in chiaro che lavorare con minori tossicodipendenti, che inoltre hanno diverse problematiche anche a livello sociale e legale (perché rubano e delinquono), è un processo molto lungo. Queste persone, come tutti, devono avere una possibilità di cambiare, noi lavoriamo con questa possibilità. Non sono molti quelli che decidono di raccogliere la possibilità che offriamo. Il nostro compito comunque è quello di poterli motivare, e dargli fiducia.

6. 6 Cosa può rappresentare l’educazione promossa dalla FEC per gli usuari?

Dovrebbe rappresentare una possibilità di vedere quello che loro stessi potrebbero fare. Sono certa del fatto che noi non possiamo attuare il cambiamento per loro. Noi siamo gestori, possiamo motivare, siamo dei ponti sociali, ma non siamo qui per prendere decisioni per loro; se lo facessimo sarebbero solo decisioni momentanee, effimere e non appartenenti alla persona, al soggetto, al suo progetto di vita.

7. 7 Quali sono le origini di questo fenomeno sociale?

Sono multiple. La maggioranza delle persone è abituata a pensare che la problematica della vita della strada è unicamente legata alla povertà economica. Personalmente ho partecipato a diverse analisi sia a livello locale che nazionale; ho capito che questa piaga non passa solo per la povertà economica, bensì per come le famiglie sono strutturate, per come il progresso e la globalizzazione hanno influito sulle strutture famigliari, sul mantenimento dei valori. Con molta facilità oggi una famiglia si destruttura. Possono esistere famiglie non funzionali ma unite, però la maggioranza si separa, si destruttura appunto. Non c’è un serio impegno nel mantenere unita una famiglia. Fornire un modello ai propri figli non significa unicamente compiere il proprio ruolo genitoriale sul piano materiale e economico. In ogni caso, se fosse solo per il fattore povertà, tutti i poveri dovrebbero trovarsi a vivere in strada, ma non è così. Il fatto è che sempre più spesso le famiglie sono composte da persone non capaci di rispondere a ruoli sociali.

In Bolivia questo fenomeno è iniziato negli anni ’70 in concomitanza con l’avanzare della globalizzazione e il liberalismo radicale.

8. 8 Vuoi parlare brevemente dei sentimenti negativi o positivi che provi nei confronti del lavoro che svolgi?

È un invito all’elaborazione di tolleranza e frustrazione. Credo che la mia maggiore frustrazione è stato il contatto con la cornice politica e governativa. Ho lavorato per anni con enti governativi e nazionali. Le persone che sono in situazione di strada, come detto, lo sono per multiple ragioni, e noi siamo qui per proporre o rappresentare un cambiamento per loro. Persone con formazione, cultura e possibilità d’azione, che detengono il potere, non fanno nulla per questo cambiamento…si servono delle loro posizioni per altre cose. Per me è molto più duro digerire questo che ad esempio assistere ad una ricaduta nella droga di un bambino…la ricaduta fa parte del processo di vita del bambino…la non responsabilizzazione del Governo la vedo diversamente, sono molto dura nei loro confronti.

Per quanto riguarda il positivo: questi bambini, adolescenti, genitori, sono persone uguali a noi, hanno capacità e valgono.

9. 9 Che funzione assumono il Governo e il Dipartimento di Cochabamba nei confronti delle persone in situazione di strada?

Loro in gran parte si occupano o dovrebbero occuparsi della regolamentazione legale delle associazioni che lavorano in strada. Credo che l’importante è che loro siano sempre consapevoli di cosa significhi lavorare con persone in situazione di strada o ad alto rischio. Ci sono organizzazioni sociali che non hanno le reali condizioni, capacità e abilitazioni per lavorare in strada…non solo perché qualcuno ha delle buone intenzioni significa che farà un buon lavoro. In base a questa situazione, ci sono leggi che devono essere rispettate e altre che devono essere costruite, il Governo del dipartimento di Cochabamba si trova attualmente in questo processo. Gli incarichi governativi di questo settore devono capire che il lavoro in strada deve essere più regolamentato, perché un tipo di intervento fatto male, non aiuta, al contrario disturba, aggrava la situazione, fa molti danni. Le regolamentazioni da perfezionare possono avere a che fare con varie caratteristiche di una Fondazione o organizzazione, come ad esempio l’idoneità dei professionisti che ci lavorano; la qualità del quadro d’intervento; i piani educativi; l’adeguatezza e il realismo dei preventivi richiesti al Governo; la valutazione annuale del personale incaricato…ecc. Tutte queste cose e altre, dovrebbero essere soggette a norme più severe, per evitare che ognuno faccia quello che vuole. Oltre che a queste leggi il Governo dovrebbe assumersi anche la responsabilità di gestire adeguatamente e con criterio i soldi destinati al nostro settore, cosa che difficilmente accade. Poco tempo fa ad esempio hanno comprato completi sportivi di marca per 1'200 persone svantaggiate, questa grande spesa secondo me è inutile, pubblicitaria e fine a se stessa, è solo un’irresponsabile mossa politica.


Cr10 Credi che sia un fenomeno sociale destinato ad attenuarsi o ad aumentare?

Dopo anni passati a lavorare in questo ramo, credo che la problematica si stia acutizzando. Come ti dicevo con grande facilità le famiglie si sfaldano e se un figlio vuole andarsene di casa per finire poi in strada, molti genitori non ne fanno una tragedia. Sempre meno c’è questa forza che serve per tenere unita la famiglia…siamo soggetti a un bombardamento mediatico che ci influenza molto…è un’influenza che arriva da Stati Uniti e Europa…solo che qui in Bolivia ancora non abbiamo i mezzi per gestire questi influssi culturali. La gente assorbe il modello europeo, ma lo assorbe in forma errata…il fatto è che in Europa, nelle famiglie, ci sono le risorse economiche per portare avanti un determinato modello, anche destrutturato; qui le risorse mancano.

11. 11 In generale la cittadinanza come si approccia a questo fenomeno sociale?

Manca totalmente coscienza e sensibilità, c’è irresponsabilità. Non c’è realismo, non ci si rende conto che queste persone se ne sono andate dalle stesse famiglie di Cochabamba…è come se gran parte della gente pensasse che sono venute su dalla terra e che non sono soggetti di una comunità. La gran parte della gente non si fa carico di nulla, non aiuta…ma al contempo vuole che queste persone scompaiano.


Alla prossima

Matteo

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