giovedì 12 agosto 2010

La coca e la regione del Chapare (secondo me)

Bando ai convenevoli, stiamo bene, abbiamo appena mangiato della pasta con l'uva, ma stiamo bene. Il fatto è che lo scorso week end siamo stati nella regione del Chapare ed ora mi sento un po' come una spugna fradicia al punto da iniziare a perdere l'acqua assorbita. I dettagli relativi al Chapare sono talmente tanti e talmente sfumati fra loro, che ho paura che da un momento all'altro mi possano scivolare via dalla testa...grondanti e vaporosi, come ricordi non degni del loro nome o come storie travolte e cancellate da un presente che richiede molto spazio in un cervello (in questo caso il mio). Bando ai convenevoli dunque, stiamo bene, ora vorrei parlare del Chapare.
Cosa possono avere in comune un campesino (contadino boliviano) che lavora nella regione del Chapare, e un baldo rampollo di buona famiglia luganese? (un esempio vale l'altro).

Bhè, sicuramente ci sarete già arrivati tutti...a me però piacerebbe prenderla un po' larga.

Cochabamba è un bacino circondato da montagne, approssimativamente possiamo dire che è una città un po' più grande di tutto il Piano di Magadino, ed anche la morfologia non ci va lontano. A Nord-Nord-Ovest riposa il Cerro Tunari, una imponente vetta che aiuta noi novellini ad orientarci in città. Questa vetta è alta 5035 m, la maggiore altitudine della Bolivia centrale, ed è anche la grande capa di una cordigliera che impegna tutto l'orizzonte, da Nord-Ovest a Nord-Est.

Ad Est di questa cordigliera sale una strada molto importante, la statale che collega Cochabamba a Santa Cruz. È proprio da questa statale che bisogna passare per raggiungere rocambolescamente la regione del Chapare. Da Cochabamba la salita è blanda, curveggiante, paesaggistica, abitata da molti cani e costellata dalle lapidi delle persone che sono morte guidando. Salendo si superano i 4'200 metri. La discesa, poi, è una cosa intensa, così come la fantasiosa logica stradale dei boliviani. In soli 100 km si salta giù dall'altipiano cochabambino e si fa un tuffo nel bacino amazzonico boliviano. Si passa da un clima ed un paesaggio aridi, di montagna, alla foresta fitta, selvaggia e umida tipica degli ambienti tropicali. In soli 100 km di discesa dunque, la spettacolare strada funge da ascensore e conduce il viaggiatore dai 4'000 metri di altitudine ai 200¡¡ La discesa è una totale immersione e tutto cambia, è come cambiare nazione, o continente, o pianeta. Dopo questo affascinante sconvolgimento, che su per giù dura 4 ore e che sicuramente vi procura qualche sintomo, si arriva a Villa Tunari, che è una delle principali località della regione del Chapare.

La casa che ci ha ospitati però è situata ben al di fuori del centro abitato e per arrivarci bisogna passare dal paese di Shinaota.

È proprio in questa località che ho scoperto, grazie a Ronald, un amico indigeno, mentre compravo alcune birre per la serata, che le persone che mi stavano servendo, fino agli inizi degli anni '90, anziche distribuire bibite e frutta sottocosto ai turisti, ci davano dentro di bilance e rivoltelle, vendendo cocaina purissima ai narcotrafficanti di tutto il mondo. Proprio dietro al negozio dove mi trovavo, si estendeva una pista d'atterraggio, attraverso la quale i diretti esportatori di cocaina potevano atterrare, pagare, caricare e decollare rapidamente. Shinaota negli anni '80 era la capitale mondiale della cocaina.

Non è mia intenzione quella di passare in rassegna le date fondamentali, i nomi, i processi militari-economici-politici dello sviluppo del settore della coca nella regione del Chapare; credo infatti che queste siano nozioni facilmente reperibili ed elencabili in una guida, o in internet, inoltre il titolo di questo pezzo cita "secondo me", pertanto vorrei raccontare il "pasticcio" così come l'ho capito, o come l'ho percepito.

Agli inizi del novecento tutta la Bolivia assiste al proprio boom della coca (che qui non è intesa come cocaina). La coca è una pianta molto importante nella tradizione boliviana, dalle proprietà molto utili agli abitanti degli altopiani. Masticando coca infatti si alleviano ad esempio gli effetti dell'altitudine, la fatica da lavoro, la fame, la sete. Probabilmente bisogna masticarne proprio di quella buona buona, perchè io me la sono ciucciata per più di un'ora ma non è che avevo voglia di saltare la cena.

Negli anni '70 la discomusic impazza in occidente, la richiesta internazionale della cocaina esplode. La pianta di coca che cresce nel Chapare è particolarmente adatta per la produzione di cocaina e negli anni '80 la regione diventa gradualmente una sorta di Far West, una zona dove regna la legge della bamba, dove per le strade uomini, donne e bambini girano armati, dove polvere bianca pura e bilance si trovano ad ogni angolo, una zona in cui la polizia non ha più nessun tipo di potere e non ha nemmeno interesse ad avercelo.

Il Chapare degli anni '80 è il luogo segreto e nascosco in cui si fabbrica la polvere magica che da noi va tanto di moda, lo stesso luogo in cui in seguito saranno ambientati magnifici film, o parte di essi, sul tema. Il Chapare era il luogo in cui nella giungla troneggiavano le ville, le reggie silenziose dei signori della droga, dei loro scagnozzi e dei campesinos che si erano arricchiti in fretta, molto in fretta. Verso la metà degli anni '70 moltissimi campesinos e minatori da tutta la Bolivia, capiscono l'antifona ed emigrano ne Chapare per dedicarsi alla coltivazione della coca. Inizialmente si procedeva unicamente alla raccolta e alla vendita nel narcotraffico, negli anni '80 però, anche la lavorazione della foglia si sposta in Bolivia. In fondo basta poco...nella zona di polizia non ce n'è; si semina, si raccoglie, si fa seccare, un bagnetto nel cherosene, una lunga impastata fatta con i piedi nudi a bagno e poi giù di acidi, petrolio e altri agenti chimici...le scorie tutte alla selva, che tanto se le mangia...i gringos e non solo vanno matti per questa roba. Verso l'inizio degli anni '90 il bordello deve chiudere, probabilmente i figli dei senatori americani (un esempio vale l'altro), cominciavano a dover essere ricoverati per disintossicarsi e la cosa non andava più bene. Gli Stati Uniti di Regan "ripuliscono" ufficialmente il Chapare e il narcotraffico se ne va dalla luce del sole, per ritirarsi nella giungla. Sempre ufficialmente la coca continua ad essere coltivata per uso curativo, per la produzione di tessuti e infusi corroboranti. Dal 2004 ogni famiglia del Chapare ha diritto a 1'600 mq di terreno per la coltivazione della coca, la polizia è tornata a frequentare la zona e regolarmente si scoprono raffinerie clandestine della giungla, che imperativamente scaricano le scorie e gli agenti chimici menzionati prima, nei fiumi del bacino amazzonico ormai a voi noto con il nome di Chapare.

Nonostante il passare del tempo, in Bolivia la situazione della cocaina, in quanto a produzione, è tornata ad essere come negli anni '80, solo non più così palesata...il fatto è che la richiesta a livello internazionale aumenta sempre...per il resto...le foreste sono immense; le raffinerie clandestine e nascoste sono minuscole e spesso introvabili; la corruzione è una pratica elementare; l'omertà a volte aiuta o salva la vita; l'inquinamento è ad un livello importante; il campesino vuole il grano e se ci sta pure un Hammer, anche se questo significa vivere clandestinamente e pericolosamente; il giovane e baldo rampollo di buona famiglia luganese (un esempio vale l'altro), ha solo voglia di farsi una buona, rapida, silenziosa, innocente e pulita pista di bamba.

Nella giungla le guerriglie sono frequenti, le milizie private difendono gli imperi nascosti, la coca diventa cocaina e la cocaina diventa sinonimo di coca.

In Bolivia però moltissime persone, nonostante tutto, restano assolutamente a favore della coltivazione della coca, sostenendo che non è vero che il narcotraffico dopo l'arrivo degli americani era diminuito ed ora è nuovamente aumentato...dicono che è rimasto sempre lo stesso, con l'unica differenza che ora tutti sanno. Trovo che sia importante concludere questo pezzo ribadendo il fatto che Coca non è cocaina e che numerose famiglie vivono di questa pianta senza trasformarla e venderla nel narcotraffico. Queste famiglie spesso hanno le loro piantagioni (1'600 mq), imboscate per chilometri nella foresta, devono perciò percorrere grandi distanze nella giungla, a piedi con il carico sulle spalle, per arrivare al mercato più vicino e poter vendere le foglie di coca a turisti e commercianti. Da questo dipende la loro sussitenza e come potrebbero fare senza la coca? Certo...potrebbero coltivare banane ed evitare di essere scambiati per narcotrafficanti...l'unico problema è che le piante di banane impiegano molto di più a dare frutti, le banane pesano molto di più della coca e le famiglie potrebbero trasportarne e venderne molte di meno verso i mercati, rispetto a quanto riescono a fare con il carico di coca.

In Bolivia poi, una miriade di persone fa un uso quotidiano della coca, anche a scopi sociali e aggregativi...se tempo fa solo gli indios, i campesinos e i minatori masticavano la coca, oggi il fenomeno si è esteso esponenzialmente, unifica la Bolivia...e la coca si mastica ai matrimoni, ai funerali, alle funzioni religiose, dopo i pasti, durante le riunioni di famiglia. Nel male, i boliviani che difendono la Coca, stanno portando avanti la loro battaglia e i loro credo, nel male si accresce un valore culturale e di unione sociale.

In realtà mi sono ritrovato ad esprimermi in maniera molto più didattica di quanto volessi fare...vabbè dai...la prossima volta vi faccio ridere.



Un grande, grandissimo abbraccio

Matteo

(nella foto: piantagione famigliare di coca, all'interno di una riserva naturale).

9 commenti:

  1. affascinante!..come sempre quello che scrivi..sto gia aspettando il prossimo pezzo.
    Vi arriva l'energia?..da qui siamo in tanti a "mandarvela"!..
    un bacio,ciao Teo ciao Nicole

    mariagrazia

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  2. Hola matte! mi fa piacere sentirti bene! molto interessante l'articolo. se li fai tutti così alla fine si può stampare un'enciclopedia sulla terra boliviana! ;)
    Saluti alla nic!

    p.s: per i convenevoli ti spedisco una mail... solo che ho formattato il pc e non ho più nessun indirizzo... quindi ti avviso che spedirò qui: mat_1181....

    un abbraccio!

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  3. Ciao Matte!
    grazie per l'interessantissimo articolo dalla Bolivia!
    È bello seguire un po' la vostra esperienza!
    In bocca al lupo!
    Ti voglio bene,
    Michi

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  4. Le tue parole scorrono sotto il mio sguardo attento in un modo scorrevole che è una meraviglia :)
    Durante questo anno in Bolivia imparerete moltissime cose nuove e, io come altri, potremo apprendere e condividere in parte le vostre nuove conoscenze e avventure così da potervi sentire più vicini nonostante i km che ci separano.
    Trovo che sia importante come hai specificato la differenza tra "cocaina" e "coca" visto che non è scontata.
    Sono felice che state bene, spero di leggere presto nuovi pensieri.
    Vi abbraccio fortissimo, vi penso sempre.

    Espoleta

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  5. Ciao Matte,

    come al solito le tue parole riscono a trasmettere le tue emozioni (proprio come le tue mitiche storielle di carnevale ;-) eh eh).
    Sono contento che tutto vada bene e che la tua avventura ti stia dando un valore aggiunto positivo.

    Qui tutto ok, l'estate sta scivolando via piano piano, infatti il tempo è diventato un po' più piovoso e fresco, ma come al solito in questo periodo il festival di Locarno scalda l'atmosfera e i soliti sono pronti ad approfittarne.

    Un abbraccio a Nicole.

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  6. Sempre un piacere leggervi...


    Un caro saluto da Giubiasco sotto la pioggia :-)

    con affetto mamma

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  7. Ciao a tutti¡ Grazie per l'interessamento. È facile affezionarsi a questo blog, almeno per me...a presto il prossimo post.
    Oggi forse abbiam visto un appartamentino che potrebbe fare al caso nostro¡
    Ciao Matte

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  8. Ciao cari,
    che bello ricevere le vostre prime impressioni (sono appena tornata dalla montagna) cosi ricche di emozioni e voglia di capire!! Nicole spero che tu stia meglio, ma non dubito che le "guru" boliviane ti abbiano dato le pozioni magiche che ti hanno fatta star meglio. Le piante sono un vero portento !! Grazie Mat per le tue interessanti osservazioni sul Chapare.
    Il viaggio è iniziato e le avventure continuano e noi vi seguiamo da vicino! Un abbraccio forte forte !!!
    Anto, la guru ticinese

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  9. ciao Teo ciao Nicole...allora e ufficiale! avete trovato l'appartamento,sono curiosa di avere altre "fresche" notizie..entrare a curiosare nel blog sta diventando una bella abitudine,vivere attraverso i vostri racconti le vostre giornate in un Paese cosi diverso dalla nostra realta mi piace e iteressa tantissimo,a presto quindi,vi abbraccio forte forte,bacioni.
    Siam con voi.
    Mariagrazia

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