domenica 27 febbraio 2011

Questione di tempo

Potosì: scultura all'interno del patio della Casa delle Moneta

Se un boliviano partisse per la Svizzera, cosa racconterebbe dopo due o tre mesi di permanenza nel nostro paese? Probabilmente ai suoi amici, una volta tornato, riporterà la ovvia constatazione che la Svizzera è un paese caro anzi, carissimo. Potrebbe riferire che si è trovato a vivere in un piccolo pueblito, dove per spostarsi da una regione all’altra bastano poche anzi, pochissime ore. Vivendo per qualche mese nella nostra regione potrebbe riportare notizie strabilianti, come leggi proibitive per i cani che vagabondano senza guinzaglio; normative ad hoc sul tema del riciclaggio e dello smaltimento rifiuti. Ipotizzando il rientro, potrebbe inoltre discutere del fatto che la strada non è vissuta, se non per spostarsi da un luogo all’altro; oppure riferirebbe di abbonamenti per i mezzi pubblici, dell’assenza della sopa e delle salteñas, e dell’immancabile e quasi ossessiva puntualità del popolo svizzero.
Certo in questo immaginario non direbbe nulla di sbagliato del nostro paese, personalmente però sarei pronta a discutere con il viaggiatore, spiegandogli che la Svizzera non è solo questo.

Sono ormai sette mesi che stiamo vivendo a Cochabamba, e da alcune settimane ci stiamo accorgendo che solamente ora possiamo dire di star iniziando a conoscere questa città e la cultura che la abita. All’inizio tutto era talmente diverso, che le nostre osservazioni e le nostre critiche erano concentrate praticamente su tutto quello che ci circondava. Ora stiamo imparando a conoscerla questa città caotica e disordinata, ce ne stiamo impossessando giorno dopo giorno, e quello che una volta ci sorprendeva, oggi passa inosservato ai nostri occhi. Non facciamo più caso allo “spuntino” delle 11.00, all’attesa del trufi che non arriva mai, ai cleferos per la strada, ai piccolissimi venditori di cicche e rose in calle España, all’abuso di alcool, ai colori accessi dei vestiti delle cholitas, ai musi amici dei cani nel parco fuori casa. Ora la nostra attenzione è più diretta, indirizzata, sicuramente meno disordinata. E così per esempio, abbiamo potuto vivere lo sciopero generale dei micro e dei trufi, condividendo i pensieri e le osservazioni dei nostri colleghi, senza sorprenderci più di tanto dalla banale constatazione che da noi un evento simile non sarebbe mai potuto succedere.

Quando abbiamo preso la decisione di partire per un’esperienza di cooperazione internazionale con Inter-agire/BMI, un po’ ci spaventava l’idea di dover allontanarci da casa per un intero anno. Oggi siamo consapevoli che per portare a termine un progetto interessante e utile di questo tipo, un anno non è sufficiente. Noi stiamo dando del nostro meglio, approfittando di scambiare e confrontare al massimo le conoscenze professionali e umane con la popolazione con la quale siamo in contatto, ma non possiamo far a meno di constatare che per iniziare ad introdursi in un nuovo paese è necessario davvero fermarsi nello stesso per molto più tempo.

Ora che il nostro periodo introduttivo è ormai terminato, già ci ritroviamo a pensare al rientro, e questo fatto a volte ci lascia con l’amaro in bocca. Certo questi ultimi mesi sono ancora tutti da vivere, e potremmo ancora approfittare molto di questa città…

È strano come Cochabamba ci sia entrata nel cuore. È stato come iniziare un nuovo lavoro,
e scoprire il primo giorno di avere a che fare con collega che proprio simpatico non è. Con il passare del tempo, costretti a collaborare quotidianamente, a condividere magari qualche pranzo, e qualche cena di lavoro, obbligati a confrontarsi su temi professionali in comune, abbiamo scoperto che questo collega, forse non sarà un campione in simpatia, ma certo è una persona assolutamente interessante. Cochabamba è una città che si è fatta voler bene svelandosi poco a poco, scoprendo prima di tutto la sua sconsiderata vitalità, i suoi paradossi e le sue esagerazioni; poi pian piano ha iniziato a mostrare anche il suo lato caldo e accogliente, la sua voglia di indipendenza e giustizia, i suoi abitanti alla ricerca di cultura e alternative valide, la sua gente ancora così profondamente legata a valori ancestrali.

Sarebbe stata una grande perdita andar via dopo pochi mesi.

Sarà davvero un dispiacere non aver l’occasione di approfondire ancor di più questa conoscenza.

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