giovedì 9 settembre 2010

Prime sensazioni


Educar es Fiesta


Lunedì 6 settembre 2010

Prima mattinata a casa da sola e ne approfitto per scrivere. Ho una mezza giornata di vacanza in quanto ho dovuto lavorare sabato sera perché al Tapeque (il circo sociale che fa parte dell’organizzazione per cui lavoro) erano in scena i ragazzi di Taquinia (quartiere poco distante dal centro della città, dove Educar es Fiesta è presente giornalmente con differenti attività artistiche ed educative e dove concentrerò maggiormente il mio lavoro per questo anno).

Il 1° festival di teatro con i ragazzi di Taquinia ha avuto grande successo ed il circo era carico di energie positive e creative. Il tema proposto per il concorso riguardava il consumo di alcool e i comportamenti che da esso derivano. Nell’ideazione e nell’attuazione dell’opera i partecipati hanno potuto approfittare del sostegno di Danilo, giovanissimo artista parte integrante di Educar es Fiesta, e dell’appoggio dei loro professori e di giovani animatori culturali (ragazzi/e che vivono nel barrio Taquinia e partecipano attivamente alle attività di Educar es Fiesta. Sono inoltre facilitatori della comunicazione fra l’associazione e la popolazione di questo quartiere).

L’atmosfera generale che si respira ad Educar es Fiesta è chiaramente condizionata dall’arte. Giornalmente partecipo a tallers (corsi) di teatro, di musica, burattini, e molto altro, e quotidianamente mi stupisco di quanto semplici o complesse attività artistiche influiscano sul comportamento di bambini, giovani, adolescenti e adulti. Essere protagonisti di questi momenti significa mettere in scena le proprie paure, i propri timori, le capacità e i punti di forza della propria personalità. Mi accorgo che questi spazi sono molto utili anche per me, giovane cooperante, che sta iniziando gradualmente ad inserirsi in quest’equipe. Esternare le mie emozioni attraverso l’arte significa espormi attraverso un mezzo diverso da quello più conosciuto del linguaggio; è una comunicazione filtrata che necessita di maggior attenzione per essere capita.
Educar es Fiesta mi ha accolto e in questa settimana mi ha anche sostenuta nell’affrontare il cambiamento di vivere in un’altra città, di iniziare un nuovo lavoro, di riequilibrare le mie abitudini di vita, di parlare una nuova lingua. L’equipe è eterogenea nelle professionalità, negli anni, nelle esperienze e nelle conoscenze dei vari membri, e questo permette di avere sempre una risposta complementare alla medesima domanda o preoccupazione. L’equipe però è anche un vero e proprio sistema artistico che non permette di funzionare se non attraverso il lavoro e la partecipazione di tutti i suoi membri.

P.S.

Mercoledì 8 settembre 2010

Questo pomeriggio sono andata a Taquinia con Griseldo, membro dell’equipe, per la quotidiana attività con i ragazzi del barrio. Camminando per la via del ritorno, Griseldo, senza particolare attenzione, mi domanda: “Qual es la cosa que mas te gustò asta ahora de Bolivia?”. Una domanda tanto semplice quanto complessa e articolata nella sua risposta. Dovendo scegliere fra tante immagini, e non sapendo districarmi fra i mille pensieri che correvano nella mia testa, ho scelto quello che avevo davanti agli occhi. Cosa mi è piaciuto di più fino ad ora della Bolivia? “I bambini che giocano sulla strada di terra battuta, senza timore di sporcarsi, farsi male o perdersi” . L’immagine è poetica e forse tutti una volta nella vita, in un documentario o in una fotografia, hanno avuto l’occasione di osservare bambini scalzi giocare sporchi per la strada. Però osservarli nella loro quotidianità è davvero un’altra cosa: i bambini non sono personaggi romantici o poetici di un triste documentario, strumenti per far leva sui nostri buoni sentimenti. I bambini sono semplicemente bambini che giocano per la strada.

2 commenti:

  1. Leggere il vostro blog e una cosa molto bella.
    Bella perche scrivete in modo naturale,spontaneo e con discrezione e delicatezza ci date la possibilita di entrare in una realta che non e assolutamente nostra.Vi abbraccio forte forte,un beso.
    maiagrazia

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  2. leggo i vostri post, sempre con molto interesse e curiosità, li attendo come il mensile di dylan dog o julia, illudendomi e un po' credendo di vivere la cosa con voi. un po' succede, se questo significa che giornalmente ripenso a quello che scrivete. se camminando verso scuola mi sorprendo a immaginare il mercato o, con la stanchezza di una giornata di studio, mi sembra di avere gli occhi dei cleferos stampati nella mente o mi invento lo spettacolo di burattini, o ancora, penso a voi che mangiate sui sottopiatti di betty boop godendovi la cholita mentre ridacchiate. se vedo una signora e penso: la loro "mamá boliviana" secondo me le assomiglia. credp che in qualche modo sto vivendo tutto anch'io. non ho lasciato spesso un commento ai vostri post, ma ho letto ogni parola. state vivendo contemporaneamente in due continenti perché le vostre storie dopo essere lette a loro volta vengono raccontate, vengono usate per riflessioni personali o inserite in conversazioni, diventano confronto guardando le persone qui. voi vivete tutto in prima persona, ma vi siete insediati dentro di noi.
    siete grandi. e ci mancate.

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