domenica 6 febbraio 2011

"La Virgen de Candelaria"

Alla fine, poi, gli sforzi vengono sempre ripagati.

Giungere a raccontare della partecipazione alla “Virgen de Candelaria”, come moltissime delle attività organizzate da “educar es fiesta”, è stato come tagliare un vero e proprio traguardo dopo un estenuante competizione.

Dopo le due settimane di vacanze natalizie, passate a rilassarmi e godermi finalmente un po’ il centro e i dintorni di Cochabamba (oltre ad una breve ma piacevolissima capatina a Sucre, che mi ha fatto dimenticare completamente l’idea di lavoro e di tutti i suoi annessi), ecco che il 10 gennaio “educar es fiesta” mi ha riaccolto nel suo clima di iper-attività e straordinaria organizzazione. Fra una riunione generale e un piano di lavoro specifico, un programma annuale e la preparazione delle nuove attività per il prossimo semestre, ecco che spunta pure l’idea degli animatori culturali di Taquiña di creare una fraternità (gruppo di ballo) per partecipare alla già accennata “Virgen de Candelaria”. L’idea è interessante: in questo modo infatti i giovani animatori culturali possono integrarsi ulteriormente nelle attività del loro quartiere, acquistando fiducia e visibilità di fronte all’intera popolazione.

Abbiamo passato così quasi un mese provando e riprovando all’infinito e ancora di più, i passi di Saya: ballo dalle origini peruviane, che però dal 1980 circa si è identificato come ballo delle Yungas, zona che demarca il confine fra altopiani e l’inizio delle umidi pianure boliviane, diventando così anche un ballo afro-boliviano. (Nelle Yungas vivono infatti ancora comunità discendenti da colonie di schiavi africani). Intere serate passate per le strade del quartiere, con gli amplificatori a dar la carica, a preparasi per il grande evento, confrontandosi con gli altri gruppi, anch’essi organizzati per le prove generali sulla strada.


Prove generali

Per non parlare poi del lavoro organizzativo in merito agli abiti da affittare per l’evento, con tanto di cappelli, foulard per le ragazze e treccine per tutti; del così detto refrigerio (sinonimo del nostro “spuntino”) che in terra boliviana significa, per lo meno in queste occasioni, pollo con patate e riso, senza dimenticare certo il refresco (bevanda analcolica di qualsiasi genere), il tutto preparato per tutti i bambini e adolescenti partecipanti all’evento, e per tutte le rispettive famiglie, un centinaio di persone circa; fortunatamente poi alcuni aspetti organizzativi si sono suddivisi fra i diversi membri dell’equipe attraverso il così detto padrinato (di cui ho già accennato nel post sulla Virgen de Copacabana): così Griseldo si è occupato di organizzare lo stendardo da sostenere davanti al gruppo di ballo, Patty e Queso si sono occupati degli aspetti del refrigerio, io ho assunto la responsabilità del refresco, ecc.

Abito tipico "saya" con tanto di parrucca

Ed ecco finalmente il che il 5 febbraio si balla la Saya alla “Virgen de Candelaria”, nel barrio Taquiña.

L’atmosfera è incantevole, le vie di Taquiña sono stracolme di gente che mangia, beve, balla, sorride, gioca, grida, invade la strada, blocca le auto, attira l’attenzione. La sensazione non è molto diversa da quella di trovarsi ad ammirare un corteo di carnevale ticinese: i gruppi che partecipano all’evento sono numerosi, ben organizzati e differenziati per costumi tradizionali e origini della danza. Quest’ultima risulta essere uno degli aspetti principali dell’evento, anche se viene accompagnata sempre e comunque da una piccola banda musicale (normalmente composta da barcollanti ed etilici musicisti di strumenti a fiato e a percussioni).

Ad aprire l’evento ecco apparire la “Virgen de Candelaria” in versione statua, sorretta da quattro robusti uomini del barrio (anch’essi non propriamente astemi). Dietro di loro si estende l’allegro corteo, che a passo d’uomo percorre la vie del barrio.

Virgen de Candelaria

L’atmosfera è incantevole e agitata: i differenti e coloratissimi costumi mi sorprendono e mi illuminano. Le bambini e i bambini sono già parte attiva della tradizione, e vederli agghindati e decorati come non si può immaginare, è assolutamente poetico. Alcuni balli ancora non riesco a riconoscerli, ma non si possono confondere di certo i toni accesi del tinku, i mascheroni da diavoli della diablada o i movimenti aggraziati e corteggiatori della queca.

Anche il gruppo di animatori culturali ha fatto la sua bella figura, aprendo le danze a ritmo di saya esattamente nella prima posizione, appena dietro la vergine, rafforzando il lavoro di visibilità e impegno sociale che annualmente portano avanti con passione nel loro barrio.



5 commenti:

  1. stupendo leggerti e ammirare le foto di questa festa...Tu sei strordinaria sulla foto :-) bella d'avvero.....mamma

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  2. ...veramente molto bello,il racconto e "vederti"e un po come esserci..si ma solo un po`!
    bacino

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  3. Immagino i colori, la musica, la gente...come un fiume in piena che ti coinvolge emotivamene e fisicamente :D
    Dolcissima con il tipo abito!!
    Beijo

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  4. ovviamente intendevo "tipico" abito ;) ops...eheh

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