venerdì 10 giugno 2011

Una domanda. Scorcio sulla paura (romanzato e breve)

La notizia si sparge rapidamente ma flebilmente, a partire dalle prime ore del mattino. Dapprima è la radio a parlare, in maniera molto vaga…anche per via della mia disattenzione al sapor di caffeina.

Arrivo sul lavoro e riporto quando ascoltato di striscio…lo riporto in maniera poco decisa…di striscio, a mia volta.

“Dice la radio che hanno sparato a uno stanotte, in strada”

Le esclamazioni di retorico stupore si sprecano.

Partiamo per il lavoro…oggi è il turno dei Chicos dell’Avenida America…ci aspetta la partita di calcio del venerdì.

La mattinata si rivela caotica e frustrante, si sente che i Chicos lo sanno…si sente che la voce si è sparsa e ognuno di loro percepisce che la persona che è morta stanotte, forse, è a loro nota. Si sentono la loro paura e la loro rabbia, la loro agitazione.

Molti fanno commenti brutali:

“Se è crepato è perchè doveva crepare, uguale chi è”.

Altri non accennano a nulla; mi colpisce “Bon Bon”, sedicenne emaciato, quando mi si avvicina e mi chiede se so chi hanno ammazzato. Ancora non lo so.

Ora di pranzo, la città è avvolta in una cappa di contaminato calore, acuto calore, secco, pungente, cancerogeno calore. L’équipe Coyera arrostisce dentro ad un furgoncino di lamiera scura, bloccato in un imbottigliamento da crisi di nervi.

Facciamo dieci metri senza fermarci e a me sembra di partire per la costa adriatica dopo aver lavorato sei mesi senza vacanze. Sul marciapiede incrociamo “el Flaco”. “El Flaco” (il magro) è un ex Chico della strada…ora lavora e studia scienze forensi e scene del crimine, è acuto.

“Flaco! Vuoi un passaggio?” Mi rendo subito conto della stupidità della domanda…lui sta avanzando tre volte più rapidamente di noi.

“Vado all’obitorio…magari posso aiutare a riconoscere il cadavere”

“Ma cosa ne sai…magari non era un Chico della strada”

“Si…ormai questo si sa…tutti ne parlano…era della strada…solo in pochi sanno chi è…a me la notizia non è ancora arrivata…ma ho paura che sia “el Bala” (il proiettile).

Ricado nella realtà con un tonfo sordo…ricordo improvvisamente che un morto non ha ancora un volto…c’è un morto ammazzato che aleggia senza un’identità, fra le bande di tutta la città…e forse è “el Bala”.

Accompagnamo “el Flaco” all’obitorio comunale…entra solo lui…esce piangendo…si tratta del “Bala”, un suo amico, un nostro amico.

“Dobbiamo avvisare la famiglia, la polizia non si occupa di queste cose…ma prima dobbiamo trovare qualcuno che sa dove abita, io non lo so”. Dichiara.

“Bon Bon è amico del Bala, è cresciuto nello stesso quartiere…forse sa dove vive la famiglia del morto”. Dico.

Facciamo pranzo velocemente, tutti insieme, poi risaliamo sul furgoncino e ripartiamo in direzione dell’Avenida America, in cerca del Bon Bon.

Troviamo il gruppo, c’è una rissa in corso, oggi sono violenti.

El Flaco ed io scendiamo dal veicolo e ci avviciniamo a quel tumulto…sono tutti strafatti.

“Cerchiamo il Bon Bon, lui sa dove vive la famiglia del morto” dice Flaco.

“Chi è morto?” chiedono alcuni.

“El Bala”

“Si fotta el Bala…doveva starsene a casa sua…non adare a vivere sotto a quel ponte” rispondono gli stessi.

“File”, uno dei Chicos, si avvicina a Flaco.

“E allora com’è sta storia…vieni qua tutto pulito e giochi a fare l’investigatore no? Fino a sei mesi fa eri qua anche tu nella merda…e ora cosa fai il maestro? Non hai voglia di tirare un po’?”

Flaco guarda negli occhi il suo interlocutore…freddo e convinto di se stesso, non risponde alla provocazione dettata da una frustrazione comprensibile, lo ammiro.

Risaliamo in macchina e riprendiamo le ricerche…dopo mezz’ora troviamo Bon Bon…si rattrista moltissimo dopo aver ricevuto la notizia.

“Vi accompagno dalla famiglia…siamo cresciuti in case vicine…i suoi sono amici dei miei…ma io non scendo dall’auto”

Durante il viaggio nessuno parla…Bon Bon è smarrito…eppure di fatto ci stiamo dirigendo verso casa sua, verso le strade in cui è cresciuto.

“El Bala ed io siamo scappati di casa insieme…poi lui è andato a vivere sotto al ponte…è pericoloso il ponte”

Personalmente mi sento ovattato e protetto da una specie di indifferenza…che più che altro è un meccanismo di difesa effimero come un grido. Mi spaventa l’idea di comunicare a un genitore che suo figlio è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco durante una compravendita di droga con un gruppo di narcotrafficanti venuti dal Brasile. La cosa più toccante della giornata comunque, non sarebbe stata questa, ma ancora non lo sapevo.

El Flaco e Bon Bon rimangono in auto, accucciati e con le teste basse. La mia collega ed io bussiamo alla porta della famiglia, loro ci fanno entrare. Tutto si svolge sull’arco di alcuni minuti, tutto è meno drammatico di come lo immaginavo.

Poi torniamo in auto e li nasce questo racconto. Il tempo di chiudere la portiera e Bon Bon se ne esce con la domanda che in gran parte, professionalmente parlando, mi risolve molti quesiti che ho sviluppato durante quest’anno sulla strada.

“Vero che sua mamma ha pianto?”

E lo dice biascicando le parole, senza scambiare il mio sguardo attraverso lo specchietto retrovisore. Lo stomaco mi si contrae e lui continua a non guardarmi negli occhi.

“La madre non ha pianto” gli rispondo freddamente mettendo in moto e abbassando il finestrino.

“Te lo avevo detto” dice Bon Bon a el Flaco, indirizzando in seguito e finalmente i suoi occhi verso i miei.

“Le nostre mamme non piangono Matteo!” dice annuendo con il capo e sgranando gli occhi.

3 commenti:

  1. Ciao Matteo.
    é tardi, ho letto x casualità il tuo blog. e son raggelata. non potevo non scriverti.
    Mi sembrava di esser su quella camminetta con te. ancora. e di rivedere i visti di quei ragazzi. sguardo abbassato, risate soffuse, sguardi accattivanti. ma in fondo, buoni e bisognosi d affetto!
    Immagino lo sconforto di una notizia simile. ma non riesco ad immaginare l effetto di dover comunicare e vivere una realtà tanto brutale! ti sono vicina con il pensiero. davvero!
    e spero che questi ragazzi, sappiano che gente come te, é li per aiutarli e che inizino a fidarsi e che inizino a credere in un vita alternativa, in una vita migliore, possibile!
    Un forte abbraccio e non mollare mai!
    un bacione anche a Nicole!

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  2. grazie Romina...;) ricambio l'abbraccio da Cochabamba. A presto.

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  3. ciao Teo,
    condivido completamente quello che ti scrive Romina(che non conosco)ha espresso esattamente quello che e anche il mio pensiero.
    Vi abbraccio

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