lunedì 21 febbraio 2011

Diversità sostanziali

foto: berimbau sulla Piazza principale

Giubiasco, ore 07:00, suona la sveglia

Non è un giorno speciale, nessun incarico particolare, nessun colloquio e nessuna riunione cruciale, eppure un sottofondo pseudo ansioso attacca non appena apro gli occhi. È tempo di posare i piedi per terra, è tempo di svegliarsi, è tempo di fare colazione (abbondante possibilmente, perché poi, probabilmente, fino alle 11:45 “nisba”), è tempo di verificare il tempo, perché i bus non attendono, perché i treni non attendono, perché il lavoro non attende, è tempo! Ho diversi appuntamenti durante la giornata, per fortuna ho la mia agenda, non vedo l’ora di vederla tutta spuntata e vistata a fine giornata, perché questo accadrà.

Cochabamba, ore 07:00, suona la sveglia

Non è un giorno particolare, mi aspetta un’intensa giornata di lavoro, ma nessun appuntamento chiave. Vorrei arrivare puntuale al lavoro, in modo da avere il tempo di sgranocchiare ancora qualcosa mentre aspetto i colleghi…pertanto non mi riempirò troppo a colazione, giusto un “cafferino”, un frutto, magari un paio di biscotti. In ogni caso poi…verso le dieci e mezza faremo uno spuntino. Chissà quando riuscirò a salire su un mezzo pubblico che mi porti al lavoro, solitamente devo aspettare il passaggio di 4-5 veicoli, prima di trovarne uno con un posto libero per me. Chissà se i ragazzi oggi vorranno partecipare alle attività, chissà come andrà la giornata, certo di cose da fare ne abbiamo pianificate parecchie…chissà quali di queste riusciremo a mettere in atto.

Giubiasco, ore 07:45, esco di casa

Ottimo timing Matteo, ora a passo spedito puoi arrivare alla stazione in 11 minuti, secondo più secondo meno…vale a dire che potrai sederti sulla panchina del binario 3 alle 07:56, in modo da avere ancora ben 7 minuti per dare un’altra occhiata all’agenda, magari ascoltando un po’ di musica dal lettore mp3, isolandoti dal gracchiare di tutti quegli adolescenti griffati che aspettano lo stesso treno.

Cochabamba, fra le sette e mezza e le otto, esco di casa

Ok…ora vado al solito incrocio e vedo cosa fare…c’è poco da prevedere. Magari prima passo a comprare il giornale. Mi fermo a fare due chiacchiere con il bottegaio e con un ragazzino che sta parlando di calcio con l’anziano proprietario del negozietto.

Giubiasco, ore 07:59, la notizia

“Informiamo i passeggeri che il treno con partenza Bellinzona, e con destinazione Locarno, viaggia con 10 minuti di ritardo”. Che intoppo, è tempo di avvisare il capo.

- Ciao capo, qua c’è un bel ritardo…arriverò a Locarno 10 minuti più tardi del previsto, mi spiace-

- Tranquillo, grazie per avvisare, ti aspetto in stazione alle 08:33, se ci sono altri imprevisti mandami un sms, così non spendi troppo-

Cochabamba, fra le sette e mezza e le otto, la notizia

Apro il giornale e scopro che è stato indetto uno sciopero dei conducenti di mezzi pubblici, rimango spiazzato per un attimo. Effettivamente mi rendo conto che non circola nessun mezzo, a parte automobili private e taxi. La gente cammina per dirigersi al lavoro, nessuno prende un taxi perché costano troppo, soprattutto oggi! Rifletto un attimo e poi mi incammino pure io…certo la strada è lunga…dovrò camminare circa 3km per arrivare in ufficio. Sono un po’ preoccupato per l’andamento della giornata…di lavoro ce n’è parecchio e non vorrei che si accumulasse per altri giorni; inoltre penso a tutte quelle persone pagate a ore o a giornate, oggi impossibilitate. In quel momento di mi chiama il capo:

- Matteo…hai letto dello sciopero? Per questa mattina è meglio che non vieni al lavoro, ci sono manifestazioni in centro, la situazione è un po’ agitata, resta a casa, ci risentiamo oggi.

- Si capo, a più tardi.

Mi spiace un sacco, ma posso approfittarne per lavorare un po’ad alcuni documenti, o meglio ancora per lavare la biancheria, visto che non piove.

Giubiasco, ore 08:33, il lavoro

Il capo è tranquillo, ma sa che quei dieci minuti di ritardo influenzeranno alcuni appuntamenti della giornata. Nonostante l’intoppo il lavoro si svolge bene, sono felice di quello che riusciamo a fare…tutto procede quasi secondo programma e agli orari prestabiliti, minuto più minuto meno. Quando la giornata professionale volge al termine sono stanco ma soddisfatto…ancora 31 minuti e sarò a casa, secondo più secondo meno.

Cochabamba, fra le due e le due e mezza, il lavoro

Il capo mi chiama, è agitato perché le manifestazioni e lo sciopero non ci permetteranno di lavorare per tutto il giorno. Mi dice che dovremo recuperare queste ore durante un week end, ovviamente capisco la situazione e mi sta benissimo la sua alternativa. Decido di uscire a far due passi e magari incontrarmi informalmente con qualche ragazzo per strada, chi lo sa, forse riesco a portarmi un po’ avanti con alcuni appuntamenti. Per strada non c’è quasi nessuno, nessun ragazzo...i manifestanti hanno bloccato le strade principali e i ragazzi non hanno motivo di lavorare ai semafori come lustra-vetri, il traffico è quasi nullo. Chissà se domani continueranno lo sciopero e le manifestazioni…speriamo di no, la gente ha bisogno di lavorare, di produrre…bhè, d’altronde anche i conducenti non hanno tutti i torti, fanno bene a protestare…che situazione intricata.

Giubiasco, ore 19:30, la sera

Mangio con la mia famiglia e penso a cosa fare durante la serata…di uscire non se ne parla, probabilmente mi metterò in internet e parlerò con qualche amico…mah, mi sembra una cosa ridicola…parlare via internet con una persona che vive a 3-4 km da casa mia. Finisco di mangiare ed esco di casa deciso a trovare un luogo decente per bere una birra e incontrare qualcuno. Arrivo a Bellinzona verso le ventuno, è lunedì sera, fa freddo, entro in un locale e un cameriere mi comunica che fra poco chiuderanno…esco per cercare un altro posto…ma rimango perplesso, rimango praticamente chiuso fuori da tutto. Chiamo un paio di amici, uno rimane a casa (giustamente), l’altro mi invita a casa sua (temerario). Raggiungo il secondo…serata carina…ma verso le 22:00 decido di tornare a casa…in fondo devo sempre pensare che la sveglia suona alle 07:00 e alle 08:03 c’è un treno che non attende.

Cochabamba, tardo pomeriggio-sera

Dopo la lunga passeggiata decido di tornare a casa per mangiare qualcosa, durante il tragitto però mi chiama Diego, l’istruttore del gruppo di Capoeira, proponendomi di fare un po’ di allenamento in piazza per poi mangiare qualcosa veloce insieme. Acconsento…pertanto passo da casa, prendo le cose e lo raggiungo nella gremita Piazza Principale. In giro ci sono artisti di strada di ogni genere, profeti che dichiarano urlando l’imminente fine del mondo, esponenti politici che fanno piccoli comizi, bambini che lustrano scarpe, adolescenti che giocano a pallone, anziani che si sfidano a scacchi o a opinioni sul mondo. I vetri del palazzo municipale sono scassati e in giro ci sono ancora i segni dei piccoli falò accesi durante le manifestazioni della giornata. Molta gente si ferma a guardare il gruppo di Capoeira che si allena. Quando ci sentiamo stanchi andiamo a bere un succo di frutta e parliamo del più ma anche del meno. Tutti sono preoccupati per la situazione…sperano di poter lavorare regolarmente domani. Nicole mi raggiunge una volta terminato di lavorare (lei lavora nella zona nord e non ha avuto problemi con le manifestazioni del centro). Mi congedo dagli amici della capoeira e vado a mangiare qualcosa per strada con lei. Insieme poi torniamo a casa, vorrei riposare bene questa notte…spero di poter tornare al lavoro domani.

6 commenti:

  1. che bello questo racconto....fa riflettere e penso quanto sia diversa la realtà tra dove sei tu e dove sono io :-) un abbraccio Nerina

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  2. Una tipica giornata nel mondo ;)

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  3. Approcci leggermente diversi... :) un abbraccio

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  4. Ciao...non so se ieri sono riuscita a mandarVi il messaggio... perciò oggi ci riprovo.
    Sono Gigliola mamma di Valentina, 24 anni, che attualmente si trova come Voi a Cochabamba per Caritas....ho trovato il Vs. blog e mi è venuta l'idea (sempre che piaccia anche a Voi) di farvi conoscere...siete tutti lì...e Vi stimo molto per quello che fate.
    Se vi và l'idea e mi rispondete vi mando la mail per poterVi contattare. Cosa ne dite? :)
    Mi scuso per la confidenza presa e per il disturbo.
    Grazie un abbraccio mamma Gigliola

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  5. Ciao Gigliola, grazie fa piacere! certo manda pure l'e-mail che la contattiamo! Matteo

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  6. mi é venuta l'angoscia ...



    ... pensando a "giubiasco" ...

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